Sono due i problemi che le piante devono risolvere per vivere: catturare la luce e riprodursi. Gli alberi hanno risolto il primo problema crescendo sempre più e impegnandosi in una lotta silenziosa con le specie concorrenti per arrivare un po’ più in alto; il secondo problema lo risolvono, in genere, approfittano del vento. Confidano nelle leggi della probabilità e affidano ad esso miliardi di microscopici granuli di polline con la speranza che la quantità favorisca l’incontro casuale .
Le specie del sottobosco – il regno dei cespugli e zona di transito anche per specie arboree nelle fasi giovanili della crescita – hanno gli stessi problemi, con l’aggravante di essere sicuramente soverchiate dagli alberi. Qui, la lotta per la luce, ha sviluppato strategie diverse per la sopravvivenza. Le specie del sottobosco devono fare in fretta tutto quanto: fiorire, foliare, fruttificare e poi mettersi tranquilli in attesa dell’inverno. Ecco allora il nocciolo colorare di giallo il bosco spoglio già a febbraio, seguito dall’argenteo salicone (Salix caprea), e dal sambuco che apre le prime timide foglie a fine febbraio. C’è chi sceglie di essere sempreverde come il pungitopo (Ruscus aculeatus), chi approfitta dell’altrui altezza e per arrivare alla luce s’arrampica sugli altri (Edera helix) e chi mette in bella mostra i frutti molto tardi, a novembre, sicché gli uccelli ne facciano un ultimo, abbondante pasto, e ne diffondano i semi, prima del difficile inverno (berretta del prete).
Questo ambiente, ricco di specie è l’habitat ideale per moltissimi animali e insetti che vi trovano riparo, cibo e costituiscono un prezioso scrigno di biodiversità. Non ha la nobiltà degli alberi, ma l’umiltà di chi con la propria presenza rende sicura e vivace la vita del bosco.
L’osservatore attento che percorra il bosco potrà notare all’interno dell’apparente disordine una sequenza di livelli che, nel bosco temperato si dispongono su almeno tre livelli: strato arboreo (a), arbustivo (b), erbaceo (c), in parte visibili nell’immagine sottostante.