Nel Parco della Valle del Lambro esistono ancora, qua e là disseminati, alberi di una certa dimensione che nel contesto della vegetazione odierna, possiamo definire monumentali. L’attuale patrimonio arboreo è sicuramente povero di essenze “importanti” e le cause sono essenzialmente storico-economiche: le necessità energetiche, soprattutto durante le guerre, la fame di legna da costruzione, le attività agricole, poco produttive e quindi voraci di “pertiche” e la tumultuosa espansione urbanistica, hanno divorato i boschi e confinati in distretti limitati ciò che rimane di loro. Per tutto ciò, ritengo che nel territorio brianteo in generale, e in modo specifico all’interno del Parco, alberi che abbiano una circonferenza a petto d’uomo di 4 metri e oltre, a mio personale giudizio, possano essere definiti monumentali.
Bisogna poi tenere conto anche delle caratteristiche morfologiche ed ecologiche in cui si trova a vegetare l’albero, perché se è relativamente facile che un cedro o una quercia possano raggiungere e superare questa misura, non lo potrà mai fare un carpino o una frassino, magari centenario..
In altre regioni d’Italia o d’Europa in cui le foreste hanno subito meno devastazioni, (penso ad alcune regioni dell’Italia centrale o alla Francia e alla Spagna) il valore può certamente essere spostato in avanti, ma qui in Brianza, circonferenze di oltre 4 metri sono una dote preziosa.
Il Parco di Monza con gli annessi Giardini Reali, porta in dote un discreto numero di essenze di una certa dimensione, con l’ulteriore vantaggio che il visitatore che volesse conoscerli per fotografarli o semplicemente per ammirarne la bellezza, lo può fare con una certa facilità – a maggior ragione se è dotato di una bicicletta – dovendosi spostare solo all’interno delle mura del Parco. Penso anche che esista un censimento delle essenze del Parco, non so quanto aggiornato, in cui è facile identificare le specie di una certa dimensione.
In ogni modo, per la definizione di albero monumentale, si rimanda al sito della Regione Lombardia, che recepisce una legge dello Stato e definisce le linee guida per le quali un albero si può definire monumentale, ovvero: “esempio di maestosità e longevità o, per rarità botanica, o per valore ecologico o quale preciso riferimento ad eventi o memorie storiche, culturali o delle tradizioni locali”.
Vorrei sottolineare che fino al 2008 non esisteva in alcuna legge di tutela la definizione di albero come oggetto di conservazione perché ritenuto portatore di bellezza, pregio storico, ambientale ecc.
Qui potete scaricare l’interessante documento, edito dal Corpo Forestale dello Stato, che illustra come, quando e perché si arrivati a tutelare i patriarchi arborei con una specifica legge (la N.10/2013) che attribuisce loro personalità giuridica e contiene le relative pene pecuniarie (da 5.000 a 100.000 Euro) per chi li dovesse danneggiare o, ancor peggio, abbattere.